Ci sono paesini della Calabria (il mio, per esempio) in cui, per strada, è capitato di veder bruciare dei cassonetti. «Disgraziati! – hanno commentato i passanti, fotografando i mucchietti di fiamme tra le buste d’immondizia – : i rifiuti sono tossici! Ci avvelenate tutti!!!».
Fino al giorno prima, le strade del paesino debordavano d’immondizia; da qualche settimana, alcuni cassonetti sono stati rimossi. Ma nelle città –le province della Calabria – il quadro non è diverso. I reportage sull’emergenza rifiuti a Napoli ci hanno abituato a immagini che la Calabria sta equiparando, ma che nel resto d’Italia non si vedono.
E non si parla abbastanza, fuori dalla Calabria, di una discarica che sta sorgendo tra Lamezia Terme e Catanzaro: sotto il terreno dei comuni di Borgia, San Floro e Girifalco. Una zona già cinta da pale eoliche e che adesso, nella «vasca» che potrebbe diventare la seconda discarica più grande d’Europa, s’imbottirebbe di rifiuti e amianto. Se, a quel che attestano le inchieste, l’affare-energia pulita è appannaggio di politica, imprenditoria e ‘Ndrangheta, i rifiuti non sono da meno. Riguardo alla Battaglina, solo nel 2009, il Dipartimento Politiche dell’ambiente allertava anche sul«punto di vista geomorfologico», perché «l’intervento modificherebbe sostanzialmente il sistema di deflusso delle acque meteoriche», e «la discarica per rifiuti inerti prevede anche lo smaltimento di rifiuti contenenti amianto (ci potrebbero essere pericoli per gli abitanti a causa della possibile dispersione di fibre di amianto provenienti dalla discarica, perché è sottovento rispetto alla direzione prevalente dei venti)». Infine, «la discarica non è prevista dal Piano Gestione Rifiuti 2007 della Regione Calabria».
E allora?
Mentre il tanfo marcio d’immondizia inonda le strade, le montagne di rifiuti dilagano, come frane, anche nelle proprietà private (!) strisciando di strada in strada fino a penetrare i giardini; mentre il tentativo di attuare la raccolta differenziata non ha esito sui calabresi: la zona Battaglina si gremisce di militanti anti «ecomostro». Perché le due falde acquifere su cui si sta costruendo la discarica servono 100mila abitanti, e l’angoscia di avere sotto i piedi una bomba di veleni, comprensibilmente, allarma.
Lavori bloccati, dunque, per la Battaglina, intorno alla quale sono scese in campo soprattutto le donne, secondo cui pannelli solari, pale eoliche e, adesso, discariche, si stanno sostituendo al bellissimo bosco come un lugubre paesaggio lunare. Con acquedotti che, avvelenati, non potrebbero più abbeverare i loro figli.
E lo smaltimento resta un miraggio. Ma educare la Calabria al riciclo sarebbe un primo passo; sensibilizzare (QUANTOMENO) alla raccolta differenziata non farebbe miracoli dall’oggi al domani. Ma gioverebbe almeno quanto diffondere il messaggio che, qui, davvero, si sguazza nei fagotti di melma, e le cittadine hanno cambiato fisionomia. Maleodorano, intossicano; ammalano, e non (solo) di tristezza.
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