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Le particolarità di Mino erano molte davvero: ma soprattutto aveva avuto un brutto incidente d’auto quattro anni prima, e adesso portava un occhio di vetro. Era sempre molto carino: moro e slanciato, con occhi verde-chiari come quelli di Khady. Inoltre aveva un carattere vivace ed era sicuramente un ragazzo tenero. Ma, al posto di quella bellissima giada guizzante, immersa nel folto delle ciglia come un piccolo organismo a sé, era adesso il cristallo, nel senso più netto del termine. Una riproduzione benfatta, ma brutalmente immobile. Se un occhio era ancora un fiume in corsa, l’altro uno stagno troppo pulito. Un occhio era un piccolo bosco visto in prospettiva, l’altro la sua immagine sfiorita.
Khady, con lui, era arcifelice.

(da L’amore secondo Eva, il mio romanzo)