Da Style de Il Giornale.
IL (VIDEO)GIOCO DEI SENTIMENTI. Conversazione con lo sceneggiatore David Cage per il suo videogame “Beyond Due Anime”. La protagonista? Una splendente Ellen Page.
Una volta pensavi che, se il finale di un film non era di tuo gusto, non era il meglio che si potesse fare, tanto valeva sperare in un sequel. E che, per far vivere dei personaggi con le proprie mani, toccasse comprare le marionette. Il mondo dei videogame, invece, sta scuotendo questi dogmi. Beyond: Due Anime è il «videogioco dei sentimenti» scritto da David Cage per Sony (disponibile sulla Playstation 3), che cala gli attori Ellen Page e Willem Dafoe in una claustrofobica e dolce fantascienza. Le «due anime» sono quelle di Jodie Holmes (bambina, adolescente e donna, interpretata da Ellen Page) e il fantasma Aiden, un’entità invisibile legata a lei da sempre. La presenza che la sconvolge, le fa sanguinare le narici all’improvviso, la coccola nel buio ma, quando meno te lo aspetti, impazzisce di gelosia. Lo spettro che la ama di un amore umano, che non ha una provenienza né una logica, non ha identità. Eppure è reale e, di volta in volta, va affrontato diversamente.
A David Cage (già autore del videogioco Heavy Rain) l’idea è venuta in mente dopo un grave lutto della sua vita. Può far pensare che, forse, giocare col dolore e imparare a «dirigerlo», a riscriverlo, gli sembri una strategia vincente. «Giammai», risponde lo sceneggiatore: «L’idea era più quella di “contagiare”, far vivere agli altri, attraverso il videogame, la sofferenza e lo smarrimento che una vicenda reale mi hanno provocato. Farle vivere sul serio». Provarci, almeno, e scoprire se si può. La risposta sono gli occhi pieni di lacrime degli spettatori: pardon, dei giocatori. Soprattutto quando il personaggio di Jodie Holmes (Ellen Page, la protagonista) vive una sequenza disperata, in cui resta sola e senza una casa.
Durante la conferenza stampa, a molti torna in mente Sliding Doors. Il film con Gwyneth Paltrow che mostrava cosa sarebbe successo se la protagonista fosse riuscita a salire su una metropolitana, e quale destino, invece, l’avrebbe travolta se non ce l’avesse fatta. O Match Point, di Woody Allen. Almeno due storie diverse a seconda che una banale pallina da tennis balzi al di là o al di qua della rete. Ma il lavoro di David Cage non affida al caso, né al nostro gusto per questo o quell’altro «destino», le vite di Jodie e Aiden. Vicenda per vicenda, noi possiamo immedesimarci nei personaggi e decidere cosa proveremmo al loro posto; immaginare come ci comporteremmo. Sono le scelte determinare questa o quella sceneggiatura. «La differenza tra lo scrivere un film e un videogame – spiega David Cage – è tutta lì. In Beyond: Due Anime le soluzioni possibili sono tante. Sono, ciascuna, il frutto di molte combinazioni. Combinazioni che solo il giocatore, il pubblico, può decidere. A seconda di come agirebbe nella situazione che gli viene presentata. Di volta in volta, è lui a scrivere la storia».
È sì un videogioco d’azione, che fa correre i brividi sulla pelle, che cattura e richiede concentrazione. Ma è soprattutto, è la storia di una ragazza insicura, che piange spesso (e che opera d’arte, paiono gli occhi nocciola di Ellen Page allagati dalla malinconia nella grafica del videogame), che confessa di sentirsi sola. E ha bisogno dei nostri stati d’animo per «mentire o dire la verità?», «flirtare con questo ragazzo o fare da tappezzeria alla festa?», «tornare a casa o vendicarsi delle angherie subite dai compagni?». Beyond: Due Anime ci interroga continuamente perché una Jodie civettuola porterà la sua vita, qui ed ora, in un posto diverso dalla Jodie timida e fragile. E domani, le conseguenze saranno ancora più evidenti. Come nella vita. Quando poi ci si cala nei panni (invisibili) di Aiden, immaginarci fantasmi e prede di sentimenti oscuri sarà ancora più sorprendente. Vittime e carnefici di un amore bambino.
La ricetta del videogioco: in tutta sincerità, quanto è importante seguire l’istinto e quanto le ondate del marketing, per scrivere una storia come Beyond? «Beyond è stato scritto quasi completamente d’istinto – risponde ancora David Cage –. E perfino la scelta di due attori come Ellen Page (premio Oscar per Juno, ndr) e Willem Dafoe, non ha avuto altre ragioni che la qualità e il talento di questi attori. Hanno recitato davvero, abbiamo ottenuto, con la tecnologia delle capture, un buon utilizzo del loro stile, della loro voce. Interpreti del genere aiutano il mondo a rispecchiarsi nella storia. Come succede al cinema».
Può venire in mente un altro film: Ruby Sparks (2012). Un giovane scrittore inventa una ragazza – Ruby – graziosa e imperfetta. Per miracolo, la giovane prende corpo nella vita vera, e s’innamora, riamata, del suo creatore. Ma c’è una specie di incantesimo: lo scrittore, che continua a digitare parola per parola la storia della sua Ruby, determina con ciascuna decisione, o descrizione, la vita reale di questa ragazza. È il suo innamorato, ma anche il suo dio. Non è molto diverso da quello che succede quando un ragazzo tra i 20 e 25 anni gioca con Beyond: Due Anime. È spassoso vederlo coi propri occhi. Un giovane uomo che diventa «la controparte», che decide come far agire quel personaggio spaurito; che diventa lei, e nel contempo la protegge. Forse non se ne innamorerà ma certamente «se la sente dentro – dice David Cage – . Ed è sincero con lei. Non fa il contrario di quello che farebbe nella vita vera. Io lo so, l’ho chiesto a molti giocatori. È più forte di loro. Diventano Jodie. Le emozioni non hanno sesso».