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“C’erano zampe. Piume di gabbiano, ali scarlatte, petti bianchi come le nuvole. C’erano lepri. Volpi. Cani di tutte le taglie. Sembrava una foresta, quella stanza nel cuore di Roma con la sua platea di animali imbalsamati. Perfino la bellezza fredda e vigile dei passerotti ricordava la maestà del Pantheon, o la Colonna di Traiano.
Era una stanza piena di occhi incastrati in quei faccini pelosi e vivi solo all’apparenza. Anche quel giorno che era stato trovato chiuso in sacco di plastica, lui, il Padrone, con la gola stretta in un fazzoletto e un sonno tumefatto, senza più respiro. Fatto secco da chissà chi, lontano dagli occhi sgranati dei suoi animali.” (Da “Il Sarcofago”, racconto di Simonetta Caminitiispirato al delitto Semeraro, il nano di Termini; racconto contenuto nell’antologia “Il Concerto”, Amazon)