
Dai vetri di quella finestra, aveva ammirato il turchese del cielo in estate, la rifrazione liquida della luce e della pioggia nelle ellissi di terra, che trasformavano sempre la sabbia in fiumi di caffè. E aveva origliato Costanza cantare sognando chissà cosa, amare sonoramente chissà chi, pure lei, come Angela, e le aveva immaginate straordinariamente uguali. Era arrossita, sotto la carezza distratta di Edoardo, il giovane fratello di Costanza: una volta sola e una volta abbastanza per sentire il suo odore, e averlo impresso per sempre nelle narici ancora nivee come la superficie di una saponetta. Quanta vita aveva assorbito nel silenzio di quella finta pelle. Se solo le fosse stato dato di raccontarla, di sprigionarla da sotto le balze gualcite di quella garza ormai fetida: essa aveva zampillanti, nel plasma di stoffa immota, i segreti di tutto il mondo.
(Dalla novella La bella Marta – Antologia Il Concerto di Simonetta Caminiti)