Ma quant’è bello starsene a casetta quando fuori piove fortissimo?
Ecco perché stamattina ho sfornato un dolce e inserito subito foto e ricetta sul mio foodblog: http://cucimia.wordpress.com.Ma c’è un’altra novità cui tengo molto. Una recensione, secondo me splendida e molto “centrata” del mio racconto “Ily, quel che resta dell’apocalisse” che – ricordo – per diletto e amore verso questo pseudonimo, presenta la firma “Fiammetta Cortese”. La recensione è a cura della prof. Carolina Domanico.

Secondo me, “Ily” non è affatto, in sé e per sé, un saggio di narrativa erotica per come siamo abituati a immaginarla e leggerla: qui, l’eros non è un “device” che punta a eccitare il lettore. Piuttosto, è uno strumento vissuto da tre personaggi diversi in modo diverso, per connetterli con una sorgente di vita da cui tutti e tre, ciascuno per le sue ragioni, sono lontani. Manfredi, un giovane uomo pieno di potenzialità eppure confinato a una vita da “Peter Pan” e a una professione di cui non si lamenta, che vive senza infamia e senza lode: senza vita, appunto. Matilda, per cui il sesso è stato, almeno per una stagione, trasgressione estrema, e forse ricongiungimento con un mondo di affetti tragicamente persi: la giovane figlia e suo marito, che avevano pressappoco l’età del suo giovane amante. E infine Ily, che si avvicina all’erotismo esaudendo troppo in fretta le sue (normalissime) esplosioni ormonali.
No. Non è un racconto erotico, nonostante Fiammetta Cortese indugi nelle descrizioni anatomiche, con poesia, eleganza, e vivaci geografie del piacere. Non ha scopi pruriginosi, questo racconto. Descrive piuttosto un insolito, torbido, tragicomico ménage à trois che solo la protagonista, inconsapevole e avventurosa come una libellula, vivrà come occasione di crescita. Di restituzione, dopo aver vissuto i misteri dei grandi e aver corso rischi da adulta, della sua bella età. Quella fatta di “occhi macchiati” nei corridoi della scuola. Occhi che non aveva mai avuto tempo e voglia di incontrare, prima che Manfredi penetrasse tutta la sua innocenza. Rendendole, così, la voglia di essere immacolata e libera come non mai.
Conosco l’autrice. Ho letto un suo bellissimo romanzo, in cui tra l’altro la metaletteratura (erotica) è centrale. Come non mai, quindi, questo racconto mi sembra figlio di quella concezione dell’erotismo in cui Cortese crede profondamente: la parola è linfa profondissima dell’universo sensuale, la parola fa del corpo e dei gesti dei personaggi esperienze trasformanti, fusionali con il mondo di suoni, acque, fuochi, venti, vita… di cui diversamente non si sarebbero mai accorti. E alla quale adesso, dopo la metafora di un orgasmo, possono finalmente consegnarsi.