Ne ho parlato tanto, e adesso eccola qui: L’anoressia ai tempi del web

Come le ragazze affette da disturbi alimentari si aiutano a vicenda a diventare sempre più ossute e ossessive, mettendo a repentaglio la propria vita con delle community attive in Rete.

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Quando essere pelle e ossa diventa una ragione di vita. Un culto da praticare e condividere, e da ossequiare religiosamente con quotidiane gocce di sudore. È questo lo spirito che muove siti e blog definiti pro ana (pro anoressia), nei quali donne – perlopiù sotto i trent’anni – condividono esperienze, consigli, ricette esistenziali puntate al perseguimento stoico di una sagoma filiforme. “L’abnegazione per questo scopo, questa vera e propria ragione di essere– racconta Letizia, 26 anni, uscita dal tunnel dell’anoressia e della bulimia ed ex frequentatrice dei siti pro ana – nobilita le persone. O almeno questo è ciò che una donna sente quando si trova in quella spirale. Pesare poco più di trenta chili è la soluzione a qualunque problema. Sgravarsi dal peso non solo corporeo, e personale, ma da quello della vita”. E giocare con la morte, farle il solletico, sentirsi più forte di lei nonostante le ossa sporgenti e la spossatezza: ecco quello che viene in mente quando si leggono i forum e i blog pro ana e pro mia (pro bulimia). Siti che, nella maggior parte dei casi, anche per evitare di essere “bannati” e oscurati, scrivono in tutte le lingue che, no, non sono nati per invitare a diventare anoressici o bulimici, ma solo per esternare il proprio pensiero, sacrosanto ed evidentemente condiviso. In Italia, i siti pro ana sono difficili da enumerare perché vengono rimossi continuamente; ma, appena nascono, mietono proseliti di sesso femminile con profili virtuali molto simili tra loro. “Amo avere il controllo su qualsiasi cosa”, scrive una giovane “butterfly”, follower del blog “Pro ana per sempre”, vivo e vegeto tu Blogspot. “Il controllo di tutto, appunto – commenta Letizia – che si ripercuote sul controllo della bilancia. La bilancia e i suoi numeri diventano il proprio “tutto”.  Per me, tutto è cominciato a 13 anni, quando a mio padre fu diagnosticata la cirrosi epatica. Sarebbe morto dopo due anni e mezzo. Volevo colpevolizzare lui punendo me stessa, il rifiuto del cibo è cominciato così. A sedici anni ero alta un metro e sessantotto e pesavo trentaquattro chili. E mi nutrivo di siti pro ana. In mezzo a queste blogger, che non ho mai conosciuto di persona, mi sentivo pienamente compresa. Peraltro, anche mia madre alla mia età aveva sofferto dello stesso problema; ma quando il mio disturbo esplose – prosegue Letizia – lei era molto depressa e alle prese con due bambini, i miei fratelli più piccoli. Le nostre condizioni economiche erano precarie e tutto quell’accumulo di difficoltà era il mio rifugio per praticare il culto dell’anoressia in cronaca di quel poco o nulla che avevo mangiato. E così facevano le mie ‘compagne di avventura’. Dietro quei nickname ci sentivamo forti: un esercito di scheletri che si motivavano a vicenda”. I consigli più frequenti? Letizia non ci pensa un attimo: “Come resistere agli attacchi di fame, cosa bere e a cosa pensare quando si è tentate di mangiare un boccone”. Cioè? “Cioè che si sta praticamente pugnalando un ideale di bellezza, di grazia, di potere che nessun’altra donna può avere. Un ideale che abbiamo la fortuna di avere dentro e che ci rende speciali, che non possiamo sprecare cedendo alle tentazioni. I siti pro ana (e all’epoca ne frequentavo tredici! Anche in spagnolo, che ‘parlicchiavo’ un po’) si reggono su questo principio: essere peso forma significa essere grassi, goffi, brutti, non poter indossare un sacco di vestiti. Essere magri, al contrario, significa poter mettere a nudo la propria bellezza senza mai vergognarsi. Un gran paradosso”.  Pro ana Italia, Pro ana Blogfree (il più aggiornato attualmente), Fly to perfection, ma anche post occasionali, sebbene molto precisi e accurati, su forum dedicati a salute e benessere. Ma il sito ammiraglio è in inglese e si chiama Thinspiration: qui, tra selfie “fashion”, citazioni sulla forza di volontà e la costanza e una sezione chiamata “Ana religion and lifestyle”, l’aggiornamento costante e le migliaia di visite quotidiane sono garantite. Ma torniamo a Letizia, che da tre anni ha restituito a se stessa un peso nella norma e la salute psicofisica: “Per sette anni mi sono nutrita di queste deleterie filosofie, e ho a mia volta cercato di essere un esempio di autocontrollo per altre ragazze. Ma dopo un anno e mezzo tra clinica e psicoterapia, a cui sono arrivata da bulimica, ho cominciato a voler vivere. Mentirei se dicessi che non mi peso spesso, ma ho imparato a proteggermi. E oggi sogno di mettere su un ristorante col mio ragazzo. Consigli su come mangiar sano  e con gusto saranno gli unici post che pubblicherò”.

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