“E torniamo al perché ho definito “naïf” la prosa di Rossella. Questo è un romanzo densissimo di odori.

L’olfatto e il gusto sono una cassaforte delle nostre emozioni, e sono, tra i 5 sensi, quelli che forse intrattengono con le cose, con gli eventi che ci circondano, un contatto più “spudorato”. C’è una letteratura antichissima, al riguardo. Quello che colpisce in questo romanzo, pieno di odori, è che – almeno a mio avviso – sono in massima parte odori sgradevoli. Il passato che torna attraverso il fetore, o il presente che si svela, molto intimamente, sprigionando delle essenze che ci allontanano. Che ci suggeriscono di fuggire. Perfino i personaggi buoni puzzano. Perfino quelli hanno contratto qualcosa di repellente a forza di stare nel contesto sbagliato. Perché questa è la lunga storia di personaggi che rischiano di marcire nei contesti sbagliati. Qualcuno riesce a ribellarsi. Qualcun altro no. Qualcun altro emanerà e respirerà il cattivo odore, l’odore del dolore, in qualche modo, per tutta la vita.”

Una parte della mia relazione ieri a San Lucido, in occasione della prima presentazione al pubblico del romanzo di Rossella Cuconato “Senza dire parole”. Serata magnifica.

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Durante la lettura di una pagina del libro

 

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