Perseguitata dal nipote bullo, nonnina assolda bodyguard

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Simonetta Caminiti

 Un crescendo di insulti, minacce di morte, angherie e botte: quello che tanti bulli, categoria che riempie il mondo, riservano ai loro compagni di scuola. I «forti coi deboli», chi fa il muso duro con chiunque rappresenti la vulnerabilità, la condiscendenza, la paura giustificata o una irresistibile timidezza. Ma stavolta, la voce e le mani del bullo non sono rivolte a un coetaneo in difficoltà: ma niente di meno che a sua nonna.

Fano, provincia di Pesaro. Stanca dei dispetti e della violenza del suo nipote trentenne, una signora di 80 anni assume due bodyguard. Una storia che, di primo acchito, strappa un sorriso dalle colonne de Il resto del Carlino. Ma che svela un retroscena tutt’altro che semplice o divertente. La vicenda, infatti, è finita sul tavolo del pm Giovanni Narbone
della Procura di Pesaro, il quale ha contestato al nipote l’accusa di maltrattamenti in famiglia e chiesto (e ottenuto) dal gip, Lorena Mussoni, la misura del divieto di avvicinamento alla casa della nonna. Una nonna per cui il tempo di difendersi con rimbrotti e amorevoli sculacciate è scaduto da un po’; e che alla fine si è ritrovata un nipote grande e grosso che le si muoveva attorno da padre padrone. Perfino in garage, occupato con la sua moto nuova dopo aver tolto di torno l’auto della madre, che è stata quindi obbligata a prendersi un posto auto in affitto. Il giardino? Il regno dei suoi due pitbull.

«Non ho mai voluto farle del male», si è difeso lui, negando le accuse durante l’interrogatorio di garanzia davanti al gip. Ma i trascorsi, secondo le ricostruzioni disperate di una donna che ha addirittura assoldato due guardie del corpo, per difendersi dal nipote, dicono altro.

«Vecchia, ancora non sei morta, cosa aspetti a lasciarmi la casa?», avrebbe inveito contro di lei il giovane uomo, armato nelle parole da un’eredità che gli farebbe gola, a tal punto da portarlo a complicare la vita della nonna fino a renderla un incubo claustrofobico. «Se non muori da sola, ti faccio ammazzare da un albanese», avrebbe aggiunto. Una villetta con giardino in zona mare, quella dell’ottantenne, che attualmente riesce a muoversi solo grazie a un deambulatore, e che si è ritrovata, in casa sua, braccata dai cani del nipote, lasciati liberi di correre e occupare la proprietà. Non ne poteva più, la nonna, che vedeva incrementare la violenza e passare dalla parola ai fatti: in una occasione, sarebbe ricorsa all’aiuto del pronto soccorso per una ecchimosi procuratale dal nipote. Ha perso la serenità e le staffe fino decidere di assoldare due scudi in carne ed ossa, due uomini corpulenti e carismatici per professione, due personali guardie del corpo che stavolta non avrebbero lavorato al servizio di una celebrità della politica o dello spettacolo. Ma solo di una nonna spaventata, e niente affatto arresa. Sarebbe finita dai carabinieri in un secondo momento, ma significativa è la scelta di replicare a un nipote bullo con un paio di omoni a farle da scorta. Per il nipote, però, non è affatto la prima denuncia di maltrattamenti in famiglia. Fu il turno della madre qualche anno fa, quando fu chiamato a comparire davanti al giudice Stefano Marinelli del Tribunale di Pesaro. Querela ritirata, figlio prosciolto. Una coazione a ripetere, impenitente, che stavolta potrebbe costargli più caro. Parola di nonna.