“Il boato dei fuochi d’artificio, orchidee, girasoli fluorescenti, e soprattutto enormi e filamentose camelie, scrissero in cielo che due millenni erano passati dalla nascita di Cristo. […] E rotolarono piatti di porcellana e calici pregiati nella neve che scendeva, che non aveva smesso di scorrere nell’aria un attimo come un torrente silenzioso e argenteo; i fuochi bruciavano faticosamente il cielo umido, si creavano il loro lungo corridoio in ascesa e deflagravano in una guerra di disegni e colori.” (dal mio romanzo, “Gli arpeggi delle mammole”: frammenti di un Capodanno).

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