Su ‘O Magazine in edicola da oggi, il mio servizio su… Hans Christian Andersen.
Simonetta Caminiti
Pubblicato il ottobre 16, 2018
Di Andersen, apprezzatissimo “favoliere”, non venne colta appieno l’eleganza nel prendere di mira una tipologia umana specifica e diffusa. Si veda il principe de La sirenetta: la protagonista gli ha salvato la vita e, per raggiungerlo, tra gli umani, ha rinunciato alla sua voce sublime e perde sangue dai piedi a ogni passo; ma lui, che pure la guarda ogni giorno negli occhi, se non può udire quell’ammaliante canto che lo aveva rapito (rimpicciolendolo alla stregua di un marinaio qualsiasi) neppure la riconosce. E ne Il guardiano dei porci, una principessa vezzosa è così assuefatta alle cose magnifiche, alte, di caratura regale, che preferirebbe vivere in una stalla per godere del fetore e delle stravaganti invenzioni di un cavalier servente innamorato di lei (arriva quasi a prostituirsi per questo), piuttosto che vivere nella bellezza. La bellezza – in Andersen – può essere la condanna all’infelicità di chi non la merita.
[Dal mio servizio in edicola su ‘O Magazine. 4 pagine dedicate alla incredibile storia (vera) di Hans Christian Andersen]



