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Le onde dell’oceano dell’East Coast sanno accarezzare e travolgere, inghiottire il corpo di una donna e fondere pezzi di vita: sensuali, violente, celesti, nere. Ma si accavallano ad altre onde, quelle della sigla di The Affair (la serie di Showtime giunta quest’autunno alla conclusione delle prime quattro stagioni su Sky Atlantic): sono le onde di carta di un libro, montate in un vortice di morte e passione. Tutt’altro che un caso, naturalmente. Perché quel libro non è solo nella rosa dei protagonisti in carne ed ossa, in questa storia (a cavallo tra passato remoto e futuro come poche altre cose mai apparse sul piccolo schermo). Il libro è anche simbolo dei volti e luoghi della grande letteratura disseminati nel serial.

Alison Bailey Lockhart è il primo (e più forte) tra tutti. Nel recinto stretto della sua Montauk (Stato di New York), dov’è moglie del proprietario di un ranch, a 32 anni, bellissima, che trabocca di intelligenza inquieta nel suo abitino attillato da cameriera, il tedio e il provincialismo in cui vive avrebbero fatto di lei una Emma Bovary in ogni caso. Anche se il cuore non nascondesse il lutto straziante che invece l’ha colpita due anni fa. C’è una lapide, al cimitero di Montauk, sulla quale campeggia il nome di un bambino di quattro anni, Gabriel Lockhart: era suo figlio. “Annegamento secondario”: così si chiama, tecnicamente, la ragione di una tragedia che Alison, all’epoca infermiera, non era stata capace di diagnosticare in tempo. Una morte che quindi ha a che vedere con la sua coscienza (devastata per sempre), e con quell’oceano lunatico, suadente, traditore e striato dello stesso verde dei suoi occhi.

Ma cosa può succedere se, a due anni da quel lutto, una Emma Bovary americana, col corpo di un’adolescente e tutte le paure del mondo, incontra uno scrittore di quarantacinque anni? Noah Solloway, questo il suo nome, un romanzo lo ha già scritto (e non ha avuto un gran successo): è sposato, ha quattro figli, e sembra davvero un Henry Miller tenuto al guinzaglio dalla morale e dal debito di gratitudine verso la moglie Helen. (Una Magna Mater solida, intraprendente, figlia, non a caso, di uno scrittore di successo).

[Continua nelle mie 4 pagine su ‘O Magazine]

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