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Simonetta Caminiti
Pubblicato il Maggio 12, 2019
Ovvio che un simile sconvolgimento degli ecosistemi pone perplessità anche sul piano politico. La paura, per esempio, che investimenti nella geo-ingegneria sollevino la pressione sui governi per tagliare emissioni di gas serra: ed è proprio il Times ad avanzare fuori dai denti una preoccupazione del genere. Dal canto suo, Emily Shuckburgh, cui sarà assegnata la guida del «Centre for Climate Repair» sostiene che «quando si mette mano a problema così complesso e urgente come il cambiamento climatico, la gamma di idee da sfogliare e indagare non esclude affatto innovazioni radicali come quelle proposte da David King». Ma chiarisce: «Nel valutare queste idee, occorre esplorarne ogni aspetto, inclusi i progressi tecnologici richiesti, le conseguenze non intenzionali, i costi, i regolamenti che sarebbero necessari. Infine, quanto una simile rivoluzione sarebbe accettabile per i cittadini del mondo».

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