Mi piace riproporre oggi un “morso” del mio lungo servizio per ‘O Magazine dedicato a Margaret Mitchell, autrice di Via col vento che, ossessionata dal sogno di diventare famosa, una volta raggiunta la popolarità in senso strettissimo, ne ebbe la nausea, la detestò.
Non posso affidare al web i miei lavori per questa preziosa rivista che tornerà a vita nuova. Ho scritto di Hans Christian Andersen, del serial The Affair e di tutti i suoi legami con la letteratura moderna (non solo contemporanea); poi, di Margaret Mitchell, appunto e, ancora,  di quanto sia potente e magico, dalla storia del dopoguerra a oggi, il mondo radiofonico delle ore notturne. Amo i circuiti editoriali che diffondono ciò che al grande pubblico non può interessare. Le anime palpitanti tra le pagine dei romanzi, dietro le pagine dei romanzi, i particolari inediti in Italia di tutto ciò (da un lembo della gonna bruciato al caminetto di una scrittrice di successo quanto sottovalutata nel suo spessore umano, ai tic nervosi di Andersen… se tutto questo ha avuto riverberi importanti nelle loro esistenze e nelle opere che ci hanno lasciato: passando, perché no, per le meravigliose storie affidate a trasmissioni radiofoniche, oggi dimenticate)Questo è ciò che amo di più quando mi accingo a scrivere un pezzo.
Il mio servizio su Margaret Mitchell cominciava così:

Vorrei diventare famosa in qualche modo. Ballerina, scrittrice o soldato. Qualunque cosa va bene!

Così Margaret Mitchell all’epoca dei suoi vent’anni. Il suo era un sogno ossessivo, confessato a un diario intimo perché non lo raccontasse a nessuno. Ben lontana dagli instagrammer, dagli youtuber, dalle icone “social”che oggi si mettono in fila con la pazienza delle formiche e la fame di una vetrina qualsiasi, dal pulpito franco delle loro stanzette.

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