Felice Epifania, aficionados 🙂 . E perdonate la “macedonia” che troverete in questo post, che parte con una citazione da me tanto, tanto amata:

“Essere liberi è nulla, diventarlo… è sublime”

(Johann Gottlieb Fichte )

Intanto, un saluto alla mia cara e indimenticabile Angela M., non insegnante, non professoressa, ma Maestra vera di filosofia, la cui visione del mondo ha ispessito per sempre la mia; asciugando i miei lacrimoni di adolescente, regalandomi risate che solo l’Intelligenza sa generare in certi termini, Angela torna nel mio cuore tutte le volte che, senza invocarla, ho bisogno di lei. (Ed è a lei che è ispirata la “Lilia” del mio Gli arpeggi delle mammole).

Scomodare Fichte giusto oggi: perché mai? Ieri mi sono imbattuta in una recensione scritta molto suggestivamente sul Tolo tolo di Checco Zalone. Spaccando il capello in 4 parti alla pellicola campionessa d’incassi, il signore che l’ha scritta (su Facebook, ça va sans dire), era così generoso da “salvare” il giudizio globale sul film; però pure, altrettanto “generosamente”, impartiva a Zalone preziose lezioni di regia (con tanto di “ha ancora molto da imparare”) ogni tre per due. Ero così pure io. Siamo stati tutti così, no? Velleitari fustigatori delle opere altrui, soprattutto se cariche di aspettative e provviste di un bombardamento mediatico che chiunque, fra noi, intimamente sognava per sé. Giovani, velleitari, ripeto, e desiderosi di un pulpito qualsiasi che c’illudesse di avere più potere di ogni genere di creatività: di qualunque temerario avesse osato mettere la firma e la faccia sulle proprie speranze (con esiti finali più o meno felici, più o meno perfettibili, più o meno, oggettivamente, catastrofici). Lo scambio di battute in privato, o l’opinione scritta che stronca, quando quella è la tua professione, può essere occasione di onestà, per quanto indelicata. Ma l’approccio al “bello scrivere”, riguardo a prodotti che ti sono dispiaciuti, muta il giorno in cui il “coraggio di mettere la firma e la faccia sulle tue speranze” (e io direi pure “sulle tue fatiche”) viene pure a te. E’ solo allora che entri in empatia coi piccoli Checco Zalone costretti al self-publishing, quanto col vero Checco Zalone, che, per quanto possa valere il mio giudizio, ha sancito, con Tolo tolo, l’esperienza del capolavoro personale: e una lezione di umorismo pirandelliano, camuffato da geniale comicità, libero da ideologia, frizzante e unico.

Possibile che l’esempio più opportuno di “approccio alla critica” resti quello di Monsieur Ego nel Ratatouille di Disney-Pixar?

“Per molti versi la professione del critico è facile: rischiamo molto poco, pur approfittando del grande potere che abbiamo su coloro che sottopongono il proprio lavoro al nostro giudizio; prosperiamo grazie alle recensioni negative, che sono uno spasso da scrivere e da leggere. Ma la triste realtà a cui ci dobbiamo rassegnare è che nel grande disegno delle cose, anche l’opera più mediocre ha molta più anima del nostro giudizio che la definisce tale.”

Io penso sia questa la verità. Liberarsi dal microfono dei bookblogger(s) che non conoscono i rudimenti della sintassi italiana fu, a suo tempo, dura anche per me. Più difficile ancora, accettare le critiche costruttive e ben argomentate. (“Essere liberi è nulla, diventarlo è sublime”). Certo: l’incenso e il balsamo di una recensione positiva sui miei volumi fa gongolare anche me, perché, sapete, restare umana è una cosa che trovo giusta… oltre che divertente. Le recensioni positive su quello che scrivo mi regalano comprensibile gioia, e le abbraccio festosamente: mi pare naturale.
Almeno quanto scoprire che il riscatto della vita, il pendolo che pesa il tuo talento, non lo stabilisce la popolarità del logo su un tuo libro, né la tiratura (direi, nel mio ruolo di giornalista, poco di cui lamentarmi….) dei quotidiani e dei periodici su cui si firma. Parlo per tutti, per quel poco – ribadisco – che possa valere: non lo stabilisce il bookblogger, né nessuno in particolare, chi siamo e quanto valiamo. Ogni opinione pregna di buonsenso è rispettabile, ma la gioia di produrre qualcosa che ami, e, perché no, la gioia di sapere che chi stimi ha qualcosa di buono e sincero da dirne, in questo mondo di pulpiti profusi a casaccio, è un tesoro che dobbiamo imparare a difendere dentro di noi.

Anche questa può essere una Epifania (nel mio caso, vi dirò, avvenuta un po’ di tempo fa).

Ecco allora che saluto questa giornata con due cosine.
Uno shot della mia pagina Facebook “Gli arpeggi delle mammole di Simonetta Caminiti”, per ringraziare “F” (Cairo Editore) della vetrina concessa a tutti e tre i miei volumetti di narrativa; e ne approfitto per “annunciare” che l’edizione definitiva de Gli arpeggi delle mammole vedrà la luce in primavera, con un editore che a me piace moltissimo e con begli appuntamenti in agenda, sempre affiancati alla promozione del mio Diana, 1999.

mybooksonF

Ma pure un’altra cosa, vorrei lasciare oggi. Un video del 2014. Tanto studio e tanta passione per un quarto d’ora circa della biografia di Margaret Mitchell, autrice di quel “fumettone” che è Via col vento, senza il quale, da bambina, forse non avrei mai cominciato a scrivere romanzi sui miei quadernini (che poi nascondevo): privandomi, così, della serenità che ho oggi e della felicità di sapere che quel che condivido fa stare bene altre persone.

Infine, per chi avesse tempo e voglia, un invito a sintonizzarvi alle 19.25 di stasera su RSI-Rete Due. Ci sarò anch’io.

Buona bellezza, e buona libertà a tutti.