Quando il sito “Leggeremania” sarà di nuovo operativo, è lì che avrà affitto la recensione di questa mia (affezionatissima, va detto) lettrice. Appassionata, com’è evidente, alle stesse mie passioni. Mi stanno arrivando svariate recensioni molto graziose, penne che dicono la loro su Diana, 1999. Grazie a tutti. Grazie, oggi, a Barbara Monticelli, che già fu blogger. Oggi è molto altro, ma soprattutto è occasione, per me, di sorridere e dire grazie.
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La guardi e già ti sembra unica, la bionda Diana. Però qualcosa di lei l’hai già visto da qualche parte: nei tratti raffinati dei manga giapponesi più belli (vedi le labbra stile Ai Yazawa, autrice di grandi cult), nel fumetto francese, in una commistione tra il realistico e lo stilizzato che i bei colori rendono ancora più vivo. Quasi come una galleria di dipinti che parlano.
La storia è scarna. Bellissima. È la storia di una ragazza dalla pelle scura come le ombre che ha nel cuore, ma soprattutto come l’ombra lunga che proietta sulla vita di sua sorella minore. Diana, che rispetto all’africana Khady, è più giovane di tre anni, in effetti vive come se troppe cose le fossero state precluse o negate dal giorno in cui i suoi genitori adottarono la bellissima bambina (vent’anni nel 1999) venuta dal Senegal. È la storia di tutte le sorelle, ma con la sperimentazione di un contesto storico all’alba del Terzo Millennio. Basato sulla trama de Gli arpeggi delle mammole di Simonetta Caminiti (pronto per gli scaffali della libreria in primavera, in una edizione tutta nuova rispetto a quella del 2015), Diana, 1999 (Simonetta Caminiti e Letizia Cadonici per La Ruota Edizioni) racconta i sogni di una diciassettenne di allora, sussurrati sul sagrato delle chiese o negli appartamenti sontuosi di un’anziana suora laica che, suo malgrado, la inizia alla curiosità per la letteratura erotica; poi, attraverso quella, alla scoperta di se stessa. È la narrazione di un primo amore, quello indimenticabile: quello che solo la musica porta con sé, e non importa quello che recita il testo perché sarà la melodia a restare. Tanto che Caminiti (con i bellissimi disegni di Cadonici e i colori di Valeria Panzironi) ha sceneggiato ben due capitoli che nel romanzo non c’erano: l’ultimo è ambientato nel 2019 ed è in massima parte dedicato all’amore tra Diana e il suo Filippo vent’anni più tardi. Questa è la scoperta della vita in un 1999 che ha rappresentato qualcosa di speciale per tutti noi, l’audacia di farne un romanzo a fumetti: fortemente consigliato ai nostalgici, ai romantici, ma anche solo ai curiosi rispetto a un mondo (il “comic”) che resta appannaggio di altre storie.

dettaglio

Diana 1999 di Simonetta Caminiti e Letizia Cadonici