Stranissima, questa primavera. Spettrale, lunare, spaventata e triste. Ma pure densa di ispirazione, di giravolte creative. A ciascuno la propria quarantena.
Ci sono novità che fremono nel mio cassetto ma a loro e a me è richiesto di pazientare, e scopro che dolcissimo sa essere il sapore della pazienza, perlomeno in certi climi condivisi.
Comunque, il marchio protetto da copyright della mia casa editrice è pronto. La gestazione è stata lunga, ma il concetto e i suoi ingredienti si sono basati su intuizioni, lampi, e alla fine sono confluiti in quello che mostro qui (e che poi, con calma, spiegherò più in dettaglio, perché mi piacerà far capire come questo logo e questo nome siano vettori anche delle linee editoriali). Ci vorrà un po’ di tempo per essere a tutti gli effetti operativi, ma almeno questo desideravo condividerlo. Questa è la mia primavera.

Non solo, però, Diana, 1999 sta continuando a “correre”: alla fine del mese, con definitiva casa editrice e titolo tutto nuovo, giungerà a conclusione il viaggio nel mondo del mio primo romanzo (quello da cui è tratto il graphic novel, appunto). Amo la sua copertina, che non mostro oggi; ringrazio la squadra di donne (donne giovani, entusiaste, brave) che si è presa cura di questo progetto.
Io sto lavorando alla stesura di cinque (sì, 5) nuovi romanzi tutti a buon punto (ché iniziai a lavorarci tanto tempo fa) e un breve saggio a quattro mani con una cara collega. E poi, ci sono i soggettoni miei per altri due graphic novel. Questa scrivania mi ricorda il tavolino del soggiorno di casa mia quando ero piccola: 8-9 quaderni, in ciascuno, una storia avviata e lasciata a meno della metà (è la storia di tutti gli autori di storie). Non importa quando, ma questa volta i miei libri vedranno un finale (garantito!).
E con ciò, chiudiamo. Non senza un “frame” della scorsa estate (ero già in quarantena…): cantavo Luna col microfono rosa della mia nipotina. Resta una delle canzoni italiane più belle di sempre, una di quelle che più somigliano a come mi sento.
