Jones l’indignato

Non crederete (sbaglio?),

che discendo da un Casato gallese?

Non fu più puro, il sangue mio, del candido pattume

che c’è qui.

Il mio lignaggio coi nuovi inglesi era più stretto

che con i cittadini di Virginia. E di Spoon River.

Non credereste ch’ero stato a scuola

e avevo letto libri.

Come un fallito mi vedeste tutti

coi capelli scompigliati e la barba sfatta,

e coperto di stracci.

In un cancro può mutare la vita d’un uomo

a forza di colpi violenti,

e in una massa violacea

come un bozzo maligno sullo stelo del granturco.

Ecco dov’ero, falegname, inchiodato alla palude della vita

nella quale passeggiavo, confondendola col prato

con mia moglie, brutta e sciatta, e la mia sventurata figlia,

Minerva,

che dai vostri tormenti è stata uccisa.

E andai strisciando, strisciando come una lumaca,

che sbava lungo le giornate della vita.

I miei passi, al mattino, non li sentite più.

Risuonavano sul marciapiede desolato,

quand’andavo in drogheria per un ciuffo di farina

e un morso di buon lardo.

Finalmente, sono giunte in redazione le copie cartacee dell’edizione (da me tradotta) dell’Antologia di Spoon River (Le trame di Circe Edizioni). Con illustrazioni scintillanti… In commercio, dal 27 giugno.